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Riciclaggio nello sport: arresti domiciliari per presidente di società calcistica

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Riciclaggio nello sport: arresti domiciliari per presidente di società calcistica

A cura di Sergio Silvestri

Nei giorni scorsi, a Roma, i militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza hanno eseguito una ordinanza applicativa di arresti domiciliari nei confronti di un imprenditore romano, “gravemente indiziato dei reati di autoriciclaggio e omesso versamento di imposte”. Inoltre, riporta un comunicato della Guardia di Finanza, è stato emesso un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore pari a circa 11 milioni 400 mila euro e delle quote sociali di 17 società. Dai successivi accertamenti “sono stati acquisiti gravi elementi indiziari in ordine al sistematico ‘reimpiego’ di cospicue somme provento dell’omesso versamento dell’Iva per acquisire il controllo e la gestione di una società calcistica (quest’ultima non oggetto della misura cautelare emessa dall’Autorità Giudiziaria), di cui lo stesso soggetto indagato riveste la carica di presidente”. La Guardia di Finanza sottolinea che ” i provvedimenti sono stati emessi nell’ambito della fase delle indagini preliminari, allo stato delle attuali acquisizioni probatorie e, in attesa di giudizio definitivo, sussiste la presunzione di non colpevolezza”.

In totale, le società rientranti nel sequestro impiegano oltre 1700 dipendenti e un amministratore giudiziario assicurerà la loro gestione. Le indagini del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, su delega della Procura della Repubblica di Roma, hanno riguardato i flussi finanziari tra le società legate all’indagato. Il core business di queste imprese è rappresentato dalla fornitura e gestione di personale per aziende dislocate su tutto il territorio nazionale e operanti in vari settori, dalla ristorazione ai servizi alberghieri, dalla pulizia al facchinaggio. In sinergia con l’Ispettorato Nazionale del Lavoro la Guardia di Finanza ha accertato lo svolgimento di un’attività di somministrazione di personale realizzata con “lo schema del fittizio appalto di servizi e l’autofinanziamento dell’attività d’impresa attraverso il sistematico omesso versamento delle imposte, in particolare dell’Iva e delle ritenute, nonché dei contributi relativi ai lavoratori dipendenti. In tale contesto il soggetto era già stato destinatario, nel 2021, di un decreto di sequestro preventivo di beni emesso dal Gip del Tribunale di Roma per quasi 7 milioni di euro”.

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