La parola a Gianni Simiand, Responsabile Micromercato di Torino per Banca Popolare di Milano
February 22, 2018 2022-11-23 11:55La parola a Gianni Simiand, Responsabile Micromercato di Torino per Banca Popolare di Milano
Responsabile Micromercato di Torino per Banca Popolare di Milano e, di recente, responsabile dell’Agenzia di Moncalieri, Gianni Simiand è il protagonista della nostra intervista mensile, questa volta dedicata al tema della gestione del contante.
Nonostante gli sforzi a livello politico e normativo, sembra che continui a persistere una certa resistenza nei confronti dei pagamenti digitali. In un certo senso, sembra che agli italiani piacciano i contanti. Com’è la situazione attuale?
Secondo OCSE, Unione Europea, Agenzia delle Entrate, Tax Research e Transparency, l’Italia è un Paese molto corrotto e tutte le inchieste legate al mondo degli appalti dimostrano che la tangente viaggia sotto forma di banconote. Di contanti vive lo spaccio di droga, il contrabbando di petrolio e della merce contraffatta. Scoraggiarne l’uso è un dovere, se non altro perché si ostacolano le attività illecite e si contribuisce ad una società più giusta.
In Europa noi italiani abbiamo un triste primato: siamo i migliori evasori. Secondo le stime a ribasso del Ministero dell’Economia e delle Finanze, ci aggiriamo sui 101 miliardi di euro l’anno di mancato incasso. Siamo primi nell’economia sommersa, che notoriamente vive di contante: secondo l’Istat si tratta di un mercato da 208 miliardi, su cui non è stato versato neanche un euro di tasse. Una capillare e minuziosa evasione che noi cittadini potremmo ostacolare semplicemente cambiando abitudini e iniziando a pagare tutto con bancomat, carta di credito, bonifico, assegni o uno dei tanti mezzi tracciabili. Rinunciare a quello sconticino occulto vuol dire fare del bene all’economia nel suo complesso. Il nostro è un problema essenzialmente di mentalità. Sono certo, però, che se si riuscisse a rendere più conveniente pagare 100€ con fattura che 80€ senza, potremmo cambiare rotta.
L’abolizione del contante, quindi, porta moltissimi benefici: non solo costringe tutti a pagare le tasse, riducendo di conseguenza l’evasione fiscale, ma permette il ridimensionamento di criminalità e corruzione.
Tutti i Governi a livello globale stanno intervenendo nell’ottica della riduzione del contante. È notizia recente che negli Stati Uniti Marvin Goodfriend, professore americano esperto in politica monetaria, ha affermato che, qualora si ripresentasse una crisi economica, la Federal Reserve dovrebbe applicare tassi di interesse sotto lo zero per spingere la gente a spendere soldi. La reazione, però, sarebbe quella di ritirarli dalle banche “per metterli sotto al materasso”. Goodfriend, per non rendere conveniente accumulare contante, ha in mente diverse misure: in primis, abolire il cartaceo; la seconda è una penalizzazione al momento del prelievo in banca dei contanti, commisurata agli eventuali tassi di interesse negativi fissati dalla banca centrale. Terzo: rimpiazzare la moneta cartacea con una moneta elettronica, una sorta di bancomat emesso dalla banca centrale, che però richiede ingenti investimenti nell’infrastruttura bancaria e nei sistemi di pagamento.
L’argomento ovviamente è molto controverso, ma non c’è dubbio che qualche idea in caso di una prossima recessione le banche centrali dovranno farsela venire, visto che gli strumenti normalmente usati potrebbero non essere sufficienti per affrontare le nuove sfide. Spingere ad investire può essere utile a creare per tutti un mondo un po’ più prospero.
Quali sono i compiti di un gestore del contante? Quali sono le novità, gli obblighi e gli adempimenti previsti dalle nuove disposizioni di Banca d’Italia?
In merito alla gestione del contante, è bene ricordare che le banconote e le monete in Euro sono utilizzate all’interno dell’Unione da oltre 300 milioni di cittadini e che una quota del 10-20% in termini di valore è utilizzata al di fuori dell’area. Data l’importanza della nostra valuta a livello planetario, la BCE ha ritenuto necessario salvaguardare la nostra immagine anche badando alla qualità delle banconote in circolazione.
Banca d’Italia, oltre a preoccuparsi del soddisfacimento della domanda sul territorio assicurando elevati standard di qualità nei servizi offerti (produzione, distribuzione e ritiro delle banconote), deve agire a tutela del circolante contrastando la contraffazione e garantendone la qualità. Per fare ciò, deve rendere affidabile ed efficiente il circuito del contante, vigilando sull’attività di ricircolo svolta dai “gestori”.
Il provvedimento del 22 giugno 2016 dispone quanto necessario per recepire in modo corretto ed esaustivo la volontà della Banca Centrale, specificando nell’allegato al provvedimento le caratteristiche indispensabili che le banconote devono avere affinché possano essere reinserite nel circuito.
Poiché il controllo della “qualità” difficilmente potrebbe avvenire in modo corretto se eseguito dall’uomo, è previsto l’utilizzo di apposite macchine sottoposte a severi controlli di qualità (la cui lista è riportata sul sito della Banca d’Italia) in grado di segnalare e dividere le banconote “meritevoli” da quelle false e rovinate.
Precise sono le indicazioni riferite ai diversi livelli di controllo in merito. Occorre prestare particolare attenzione nel dove riporre le diverse banconote al fine di azzerare i rischi di reimmettere nel circuito banconote destinate al macero.
In questo senso la formazione svolge un ruolo cruciale. È indispensabile, infatti, aggiornare e formare i dipendenti e intervenire affinché tutti, in base all’attività svolta, siano consci di quanto debba essere fatto per rispettare le nuove disposizioni della Banca d’Italia.
Digitalizzazione degli assegni: cosa cambia per i gestori del contante?
Il Decreto Legge 70/2011, convertito con Legge 106/2011, ha modificato negli ultimi anni la Legge Assegno stabilendo che gli assegni bancari e circolari possano essere presentati in pagamento sia in forma cartacea sia elettronica.
La novità ha portato il sistema bancario ad autoregolamentarsi per accettare solo presentazioni al pagamento in forma elettronica (compresi gli assegni negoziati direttamente presso lo sportello trattario). Per consentire ciò, le copie informatiche sostituiscono ad ogni effetto di legge gli originali da cui sono tratte, se la conformità rispetto all’originale è assicurata dalla banca negoziatrice tramite la firma digitale e nel rispetto delle regole tecniche definite dai regolamenti attuativi del Ministero dell’Economia delle Finanze e della Banca d’Italia.
Conseguenza del nuovo sistema è il riconoscimento della validità del protesto o della constatazione equivalente effettuati in forma elettronica sull’assegno presentato al pagamento in forma elettronica, la conservazione a norma della copia informatica.
La nuova procedura (CIT – Check Image Truncation, che le banche dovranno adottare a partire dal prossimo 31 marzo) rende possibile lo scambio tra banche delle immagini generate a seguito della scansione dei titoli cartacei. Occorre tenere presente che la dematerializzazione si applica su tutti quei titoli denominati in euro tratti su o emessi da una Filiale Italiana di intermediario italiano o estero e negoziati sul territorio della Repubblica Italiana.
Finalità della nuova normativa è introdurre una nuova procedura interbancaria che semplifichi il trattamento degli assegni. La discriminante è l’importo: sino agli 8.000 euro vengono trasmessi i soli dati, oltre tale soglia viene trasmessa l’immagine del titolo. Altro effetto è la cessazione dell’utilizzo della Stanza per gli assegni ricompresi nella normativa, eliminando i rischi legati alla spedizione.