A cura di Sergio Silvestri

È di questi giorni la notizia dell’operazione Cash away della Guardia di Finanza per smantellare una rete abusiva di raccolta e trasferimento di fondi dall’Italia all’estero e viceversa, attraverso l’hawala, un sistema informale basato sulle prestazioni e sull’onore di una vasta rete di mediatori. L’hawala è nato nel mondo islamico: la parola araba significa “scambiare” o “trasformare” ed è un sistema che trova le sue fondamenta nei testi dalla giurisprudenza islamica dell’VIII secolo. Questo sistema è diffuso principalmente in Medio Oriente, Nord Africa, Corno d’Africa e Asia meridionale, ed è nato per trasferire fondi con finalità lecite, eliminando il rischio legato al trasporto internazionale delle valute e fornendo supporto in tutte quelle aree del mondo in cui il sistema bancario è carente.

Nel corso dell’operazione Cash away gli investigatori hanno accertato che flussi finanziari per 100 milioni di euro sarebbero stati movimentati su 193 rapporti utilizzati dai componenti dell’associazione criminale e che erano state emesse false fatture per 3 milioni. Il sistema funzionava attraverso la compensazione di partite finanziarie e l’utilizzazione di codici, noti solo ai soggetti interessati, che i clienti comunicavano ai broker per dare corso alle operazioni. A fronte di queste prestazioni, i broker percepivano una commissione variabile tra il 2 e il 5 per cento. I broker, tra l’altro, hanno detto gli investigatori, consegnavano le somme di denaro, ricevute in contanti dai clienti, a imprenditori italiani compiacenti. E questi provvedevano a disporre bonifici per importi equivalenti a terze società, italiane o estere, indicate dagli stessi clienti e con un meccanismo di false fatture. Le somme venivano riciclate in Repubblica Ceca, Malesia, Francia, Danimarca e Belgio.